Mese: ottobre 2012

Del pollice verde

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– Ah, no io proprio non ce l’ho il pollice verde come te. Il mio è un pollice nero! Hahahaha

Sì, davvero nuova e divertente come battuta. Ma mi dà lo spunto per fare un pensiero su questa cosa del pollice verde.

In realtà non credo che ci sia chi ha il pollice verde e chi no. Penso sia solamente una questione di prospettiva e sensibilità.

Prospettiva, perché se consideri le piante come oggetti o soprammobili o arredamento anziché come esseri viventi (quali sono) è chiaro che i risultati saranno quelli di trasformare i vegetali proprio in oggetti inanimati, ovvero morti.

Sensibilità, perché se continui ad annaffiare del terreno già zuppo, come se continui a ingozzare un ragazzino già satollo, è chiaro che un po’ di intuito ti manca.

Quindi non parliamo di pollice verde e pollice nero, parliamo solo di buon senso, per cortesia!

da Il Blog del Gigante // Del pollice verde.

Project Mango /1

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Oggi ci voleva un bel mango. Buono, dolce, succoso… Ma chissà se cresce alle nostre latitudini? Negli Stati Uniti, in uno stato non ben precisato ma non molto caldo, al chiuso prospera, come dimostra questo video:

Allora oggi ho seguito il metodo di Praxxus55712 e ho ricavato il seme a fagiolo contenuto nell’osso del mango. L’aspetto è buono. Siccome però non lo posso seminare immediatamente, l’ho avvolto in carta bagnata e pellicola trasparente e aspetterò il momento migliore per mettere in vasetto in qualche parte calda per favorire la germinazione.

Mio mini-pond /2

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Come già accennato nel post di ieri, lo sviluppo del mini pond ha subìto una drastica impennata. Abbiamo chiesto su diversi forum (in particolare quello di Giardinaggio.it) vari consigli, ma come al solito alla fine abbiamo fatto di testa nostra!

Qualche tempo fa avevamo già sigillato il buco del vaso con un tappo e silicone per barche e avevamo anche dato un impermeabilizzante plastico nella parte interna.

Abbiamo fatto dei fori di scolo dell’acqua in eccesso sui quattro punti cardinali del vaso.

Poi abbiamo steso un centimetro di sabbia di fiume sul fondo del vaso.

A seguire un paio di centimetri di ghiaia.

Abbiamo messo dei sassi, in modo da creare ripiani (per le future piante) e anfratti (per i futuri pesci).

E alla fine riempimento del tutto con acqua non clorata (del pozzo artesiano) e collaudo del meccanismo di eliminazione dell’acqua in sovrappiù.

Ora che a livello strutturale siamo a posto, mancano solo flora e fauna. Per la flora vedremo delle ossigenanti, delle ninfee nane e qualche pianta semi-sommersa che spunti dal vaso. Per la fauna sicuramente due pesci rossi per il controllo delle zanzare, e poi vediamo cosa fra molluschi, crostacei e microrganismi, e se serve (e esiste) un pesce pulitore che si adatti alla vita all’aperto nella nostra zona.

I lavori di oggi /1

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Oggi ci siamo dedicati a una serie di lavori arretrati in giardino. Vediamoli insieme…

Nell’orto abbiamo seminato bulbilli di aglio rosso e bianco, che sarà pronto quest’altr’anno in giugno, più o meno. Inoltre, abbiamo seminato un paio di file con rucola, valeriana e spinaci, che magari verranno aiutati nella germinazione nelle piogge dei prossimi giorni.

Nell’aiuola delle aromatiche abbiamo tolto le piante più grandi, che ormai oscuravano le più piccine. Queste piante hanno ottenuto delle collocazioni solo per loro in modo da valorizzarne anche la bellezza. Erba citrina e assenzio, assieme a una pianta di issopo, che da troppo stava ancora in vaso, hanno formato una nuova aiuola nel giardino. La salvia ananas fa da sfondo all’aiuola del melo cotogno. Gli spazi che sono rimasti nell’aiuola verranno presto riempiti con nuovi ospiti…

Per quanto riguarda i frutti, abbiamo messo a terra un lampone molto precoce e un boysenberry, a sottolineare il punto di ingresso nell’orto. Questo passaggio, assieme a quello di entrata nel giardino saranno ulteriormente valorizzati da due archi per rampicanti che abbiamo recuperato ma dobbiamo ancora montare.

Il viottolo di ghiaia nera è stato rimpinguato con due nuovi sacchetti. Mancano ancora i viottoli bianchi (ghiaia che abbiamo ma dobbiamo spostare) e rossi (da acquistare e da decidere il materiale: ghiaia rossa o terra battuta rossa).

Il pond ha subito un brusco miglioramento. Ma a questo dedicheremo un post ad hoc.

Infine abbiamo fatto un bel po’ di pulizia qua e là, dato che ce n’era parecchio bisogno.

Il topinambur

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Uno degli esperimenti di quest’anno è stato coltivare il topinambur.

Questa specie di patata, della famiglia dei girasoli, sebbene dalle mie parti cresca spontanea, non è frequentemente utilizzata in cucina. E quindi abbiamo deciso di piantarla.

I tuberi sono stati rimediati da un fruttivendolo ben fornito e interrati a marzo in una micro-parcella di 50 cm. Questo perché la pianta può diventare molto invadente, quasi infestante: meglio circoscrivere.

Ha vegetato vigorosamente crescendo in maniera abnorme (ora le più alte saranno 3,5 m) e chiedendo non troppa acqua (solo nei periodi più siccitosi). Ora è in fioritura, come si vede dalla foto:

Oltre che per la cucina, hanno una buona valenza estetica e creano delle fitte siepi stagionali.

Ora attendiamo che la parte aerea secchi, dopodiché si può procedere alla raccolta. Conserveremo sicuramente qualche tubero per il prossimo anno.

 

Ananasso

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Come esperimento, quest’anno abbiamo deciso di provare a coltivare un ananas. Questo può essere fatto molto semplicemente, a parte la cura di mantenere al caldo la pianta nei periodi freddi.

Innanzitutto vi serve un ananas, uno normale, di quelli comprati al supermercato. Basta che non sia troppo maturo. Del frutto va staccato il ciuffo di foglie con un movimento netto di torsione: vi resterà in mano il ciuffo stesso e un pezzo di polpa a forma di cono sotto. Da questo cono (o meglio dal confine fra la polpa e il verde, che è il colletto) partiranno le nuove radici. A questo punto pulite il ciuffo togliendo alcuni giri di foglie (un po’ come si fa con i carciofi) e lasciando solo un ciuffo centrale con le foglie più verdi e belle. Mettete il ciuffo per qualche giorno in un bicchiere con acqua: l’acqua deve essere al livello del colletto e va cambiata ogni 1-2 giorni. Quando vedrete qualche radice sviluppata potete interrare in vaso con terriccio sciolto e ricco.

Per l’operazione ho seguito questo tutorial video:

Il risultato è questo (il ciuffetto centrale sono le foglie nuove):

Ora la sfida è fargli superare l’inverno e portarlo alla formazione di un nuovo frutto.

 

DYI BBQ

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… ovvero un barbecue fatto in casa.

Che sia “rustico” non v’è dubbio, ma svolge egregiamente la sua funzione.  E poi è tutto a secco e con utilizzo di molto materiale di recupero. La base è fatta di mattoni di tufo, poi c’è un piano di cemento refrattario per forni, mattoncini refrattari formano la camera di combustione e grazie alla loro disposizione alternata formano 3 livelli per regolare la griglia, in cima abbiamo delle pietre che formano dei piani di appoggio. A questi materiali si aggiunge una teglia (che ora è posizionata rovesciata sul piano di cemento) che si mette sotto al piano stesso per la raccolta delle ceneri e la griglia, recuperata da un vecchio barbecue comprato.

A noi piace molto!

La rivincita delle zucche

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Come detto qualche post fa, le zucche stanno ricominciando a vegetare, dopo la pausa forzata dovuta alla canicule agostana. In realtà le redivive sono solo del tipo Hokkaido, mentre le Marina di Chioggia hanno concluso già da tempo il loro ciclo biologico.

Questa varietà di zucche, che ultimamente mi pare anche di gran moda, è originaria, come indica il nome, del Giappone. Sono peculiari sotto molteplici aspetti: non sono molto grandi (soprattutto nel caldo del nostro orto), hanno una conservabilità notevole (le mie sono state in cantina per 4-5 mesi senza problemi) e, last but not least, hanno la buccia commestibile, poiché finissima.

Trovammo la varietà in una gita fatta qualche tempo fa in Piemonte, nell’astigiano. Ne abbiamo raccolto i semi e abbiamo perpetrato la produzione con discreto successo. Il primo anno a crescita libera, con poca produzione; quest’anno cimando la pianta al momento opportuno, ma sempre lasciando la pianta svilupparsi al suolo; quest’altr’anno proveremo probabilmente l’allevamento come rampicante, magari aiutando con aggiunte di terra oltre il colletto lo sviluppo di radici avventizie (anche se la varietà non ne emette tante).